di monsignor Claudio Giuliodori *

Cosa può significare, come Ateneo Cattolico, preparare la via del Signore? In questo anno dobbiamo prendere atto che il Signore stesso ha tracciato una strada davanti a noi su cui abbiamo camminato assieme e su cui forse dobbiamo continuare a indirizzare i nostri passi. Mi riferisco al cammino giubilare che è stato un evento straordinario per tutta la Chiesa e, sotto diversi profili, anche per il nostro Ateneo. Quello che poteva apparire come un fatto marginale rispetto al fluire ordinario dell’attività accademica, si è rivelato invece capace di toccare e fecondare in profondità anche la vita del nostro Ateneo. […]

Lo scenario che si apre è certamente vastissimo e quanto abbiamo vissuto nel corso dell’anno giubilare ce lo conferma. Tutto, infatti, lascia intendere che dall’intenso lavorio spirituale e culturale di questo anno giubilare, frutto più di un effluvio inaspettato di grazia che del nostro operato, potranno scaturire ulteriori sollecitazioni per quell’opera di continua rivisitazione delle ragioni profonde del nostro essere e del nostro operare di cui la misericordia sembra davvero poter essere cifra non solo appropriata ma anche quanto mai illuminante e creativa. 

E questa non è certamente un’invasione di campo o un maldestro tentativo di piegare l’ambito accademico verso visioni e modelli estrinseci alle sue finalità. […]

Possiamo cercare di cogliere dalla lettera apostolica del Santo Padre Misericordia et Misera alcuni spunti per proseguire il nostro cammino. «Adesso, concluso questo Giubileo – scrive Papa Francesco -, è tempo di guardare avanti e di comprendere come continuare con fedeltà, gioia ed entusiasmo a sperimentare la ricchezza della misericordia divina» (n. 5). Dobbiamo farlo, - sottolinea ancora il Papa - dando «spazio alla fantasia della misericordia per dare vita a tante nuove opere, frutto della grazia» (n. 18). 

Tocca certamente lo specifico della missione dell’Ateneo quanto il Papa dice sulla “cultura della misericordia”. «Siamo chiamati a far crescere una cultura della misericordia, basata sulla riscoperta dell’incontro con gli altri: una cultura in cui nessuno guarda all’altro con indifferenza né gira lo sguardo quando vede la sofferenza dei fratelli» (n. 20). Una cultura del dialogo, dell’incontro, dell’attenzione all’altro soprattutto se in condizioni di necessità. 

Questo per noi si può e si deve tradurre in una ancor più efficace “misericordia dell’educazione” verso le nuove generazioni affinché si sentano accolte, aiutate e sostenute nel loro cammino di formazione integrale per poter affrontare le non facili sfide del nostro tempo. Che cosa significhi educare con misericordia e alla misericordia, credo sia un bel campo di ricerca e di confronto anche per rimodulare in modo innovativo e originale la nostra offerta formativa.

Inoltre il Papa sottolinea che «la cultura della misericordia si forma nella preghiera assidua, nella docile apertura all’azione dello Spirito, nella familiarità con la vita dei santi e nella vicinanza concreta ai poveri» (n. 20). Sono tutti aspetti importanti per poter sviluppare concretamente dei percorsi culturali che siano in grado di favorire la crescita del bene comune e lo sviluppo sociale delle fasce più deboli. 

Molte delle nostre facoltà hanno come oggetto del loro lavoro didattico e di ricerca i temi dell’economia, della finanza, della politica, della giustizia, dell’educazione. In questo anno giubilare abbiamo scoperto e condiviso una grande quantità di esperienze che declinando le conoscenze più avanzate con la misericordia hanno dimostrato di saper generare processi davvero virtuosi e incisivi sul fronte della promozione umana.

Il nostro Ateneo, per la sensibilità dei suoi docenti, per l’interesse manifestato dagli studenti, per i progetti che è in grado di sviluppare, è già certamente e può esserlo sempre di più una fucina dove prende forma quella “misericordia sociale” ripetutamente sollecitata dal Santo Padre. 

Occorre pertanto mettere in campo una rinnovata creatività nel pensare e vivere le “opere di misericordia”, che a diverso titolo, interessano anche il nostro Ateneo, come sottolineava anche il Magnifico Rettore in occasione dell’apertura dell’anno accademico. C’è molto spazio per la libera iniziativa di singoli e gruppi, per la creatività e la fantasia. 

Credo che quella delineata dal Santo Padre sia la via maestra per fare del Natale un evento che davvero trasforma la storia. Ma è anche la via da seguire per sostenere il cammino del nostro Ateneo facendo tesoro dell’esperienza vissuta e mettendo a frutto i doni di grazia ricevuti in questo anno giubilare. 

* Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica. Stralci dell’omelia della celebrazione eucaristica in preparazione al Natale che si è tenuta nell’aula magna della sede di Milano il 15 dicembre 2016

TESTO INTEGRALE DELL'OMELIA DI MONSIGNOR CLAUDIO GIULIODORI ( KB)