A due anni dalla scomparsa, l’Università Cattolica di Milano e l’Université Paris-Sorbonne ricordano con un convegno internazionale la figura di Eugenio Corti (1921-2014). L’incontro promosso dal dipartimento di Italianistica e comparatistica e dal centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita”, diretto dal professor Giuseppe Langella, si terrà in Cripta Aula Magna a Milano martedì 7 giugno, alle ore 9, e avrà lo scopo di approfondire gli studi critici sullo scrittore brianteo.
Corti è autore controcorrente, dalla fama solida e duratura presso il pubblico: il suo romanzo maggiore, Il cavallo rosso, pubblicato nel 1983, ha raggiunto la trentaduesima edizione italiana ed è stato tradotto in otto lingue. Il successo di questo long seller della narrativa novecentesca, generato da un passaparola che ha attraversato le generazioni e i continenti, nasce da una scrittura in grado di documentare le vicende storiche che hanno travagliato la parte centrale del XX secolo e, insieme, di rivelare con delicatezza vigorosa e ineludibile la verità sull’uomo.
Il tempo ha dato ragione a François Livi, docente di Letteratura italiana alla Sorbona, che nel 1984 scriveva: «Il cavallo rosso diventerà senza dubbio una stella fissa della letteratura della nostra epoca».
Proprio Livi terrà la relazione di apertura del convegno, inquadrando l’autore nella storia e nel canone letterario del Novecento. Paola Scaglione, biografa dello scrittore, spigolerà tra gli inediti dell’archivio privato dell’autore, mettendo in evidenza le linee portanti del suo percorso umano e letterario. A Elena Landoni è invece affidato un approfondimento sull’estetica di Corti, mentre Elena Rondena proporrà uno studio del diario della ritirata di Russia in relazione all’analoga produzione memorialistica.
Muoveranno da un approccio storico le relazioni di Luigi Trezzi, che collocherà il tempo e lo spazio in cui è ambientato il romanzo maggiore, e di Nicolangelo D’Acunto, che approfondirà la concezione del Medioevo – l’epoca più amata da Corti – che traluce dalle sue opere.
Sarà invece Cesare Cavalleri, sul filo della memoria autobiografica, a ripercorrere il percorso editoriale dell’opera cortiana.
Emblematico della vitalità di quest’opera il reading finale interpretato da Ettore Fiorina, con la partecipazione del Coro “Capitano Grandi”. Il gruppo canoro, che prende il nome da un noto personaggio del romanzo maggiore di Corti, è composto da universitari milanesi che condividono la passione per il canto alpino e per l’opera di questo autore.