In tempi in cui forze centrifughe e disgregatrici non esitano a far sentire la loro voce nei diversi Paesi membri dell’Unione Europea, è legittimo, se non doveroso, ritrovare le radici su cui è nata e fiorita la comunità europea, interrogarsi sul significato politico, sociale, economico e identitario di un'alleanza tra Paesi e sui vantaggi e i limiti che porta con sé. Alle soglie delle elezioni europee del prossimo maggio nei collegi dell’Università Cattolica non sono mancate occasioni per riflettere sull’identità, sulla necessità e sul ruolo dell’Unione Europea, con una serie di iniziative e di incontri di approfondimento sul tema. 

La terza edizione della Winter School, organizzata dal collegio Augustinianum, ha immerso gli studenti nel cuore delle istituzioni europee con workshop nella sede del Parlamento, della Commissione e presso la Casa della Storia europea. Il viaggio a Bruxelles, che ha coinvolto gli studenti dal 3 al 6 aprile, è stato preparato e seguito da incontri dedicati al tema europeo, tra cui l’intervento del 2 aprile del professor Francesco Bestagno, docente di Diritto dell’Unione Europea del nostro Ateneo, dal titolo «L’Unione Europea: radici, realtà e prospettive».

Di identità europea si è parlato al collegio Marianum con un dialogo tra Antonio Campati e Alberto Martinelli: dall’incontro, che ha avuto luogo l’11 aprile, è emersa la volontà di costruire un’identità partendo dal rafforzamento dei valori condivisi e investendo in politiche che concorrano al miglioramento della democrazia europea.

Alla domanda sulla necessità o meno, oggi, di un “unione europea” ha risposto con fermezza la lectio tenuta il 19 marzo in Augustinianum dal già presidente del Consiglio e presidente della Commissione europea (1999-2004) Romano Prodi dal titolo «L’Europa che verrà: perché non possiamo farne a meno». Sebbene nei decenni trascorsi l’Unione europea sia stata garanzia di pace, di diritti e di servizi importanti e dati spesso per scontati, primo fra tutti il modello del Welfare State, e sebbene il prodotto interno lordo comunitario sia in grado di competere con quello americano, tuttavia la mancata unificazione e lo spirito disgregativo, che fa prevalere le politiche dei singoli su quelle della comunità, non permettono all’Europa di sedere al tavolo delle grandi potenze e di giocare un ruolo determinante nella partita della politica internazionale.