Si è rinnovato l’abituale appuntamento con il convegno di studio sull’Alleanza Atlantica, giunto ormai alla sua nona edizione. L’evento, organizzato dal dipartimento di Scienze politiche e dalla facoltà di Scienze politiche e sociali, ha affrontato il tema più attuale possibile, riassunto dal titolo “La lotta al terrorismo transnazionale: un ruolo per la Nato?”.

A fare gli onori di casa sono stati il preside della facoltà Guido Merzoni e il direttore del dipartimento, nonché Presidente dell’International Commission of Military History, Massimo de Leonardis. Le loro parole hanno richiamato l’importanza «del carattere transnazionale della minaccia terrorista e, di conseguenza, la necessità di una risposta che superi i confini nazionali e crei un’unità di intenti, così come si è visto nell’esercitazione congiunta delle forze Nato, svoltasi lo scorso anno in Portogallo, Spagna e Italia». Con questo trampolino di lancio, l’ospite principale del convegno, José Maria Lopez-Navarro, Information Officer della Public Diplomacy Division presso la Nato, ha spiegato quale agenda aspetta i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica e quali obiettivi.

«Oggi, in Europa, dobbiamo affrontare un problema di sicurezza complesso - ha detto -, mai affrontato prima in queste dimensioni. Viviamo in un tempo e in un luogo a forte instabilità, con minacce e sfide che si interconnettono tra loro». Proseguendo, Lopez-Navarro ha descritto quali sono gli appuntamenti nell’agenda Nato: «In primis, il summit che si terrà l’8 e il 9 di luglio a Varsavia, dove verranno sicuramente discussi due principali ordini del giorno: terrorismo e migrazione, accanto ai quali troveranno spazio la presenza in Afghanistan, la crisi ucraina e la Russia, con la quale - ha osservato - non sarà possibile un ritorno agli standard commerciali in caso di mancata applicazione degli accordi di pace e del proseguimento di operazioni del Cremlino sul territorio ucraino».

Un appuntamento delicato non solo per i temi trattati, ma anche per il momento in cui cadrà, a sei mesi dal cambio di leadership negli Stati Uniti e appena dopo il referendum sulla Brexit. Elementi che peseranno sulle future strategie Nato in politica estera e che non potranno essere in alcun modo ignorati.

Riprendendo le parole dei professori de Leonardis e di Merzoni, Lopez-Navarro ha ribadito che «la Nato è un’alleanza che oltrepassa il concetto di confini nazionali e pertanto è necessario agire secondo una direttrice transnazionale. A oggi siamo attivi su diversi fronti: stiamo rinforzando le nostre strutture difensive, soprattutto a est, nei paesi baltici e in Romania, dove, grazie al ruolo degli Stati Uniti, siamo in grado di equipaggiare meglio le nostre truppe. Importanti passi avanti sono stati fatti sulle politiche interne dei paesi membri dell’Alleanza, dal momento che 16 Paesi sono tornati ad aumentare il budget nazionale per la difesa dopo anni in cui la crisi economica aveva costretto a tagliare molte voci di bilancio».

Ma quale deve essere il ruolo della Nato in un periodo di simile instabilità? Un interrogativo cui hanno cercato di rispondere nel corso del convegno, articolato in sei sessioni studiosi di varie discipline, diplomatici e militari cercando di fare il punto sui molteplici aspetti strategici, politici e religiosi della minaccia del terrorismo transnazionale e sulle possibili risposte sul fronte interno e oltremare da parte della Nato.

Al ruolo del nostro Paese è stata dedicata l’ultima sessione alla quale sono intervenuti il Gen. CA Giuseppe Cucchi, direttore dell’Osservatorio scenari strategici e di sicurezza di Nomisma, Gianandrea Gaiani, direttore di “Analisi Difesa”, Pietro Batacchi, direttore della “Rivista Italiana Difesa”. A presiedere il dibattito è stato Paolo Magri, vicepresidente esecutivo e direttore Ispi.