Rapporto Giovani 2016I giovani e il futuro. Un rapporto complicato, controverso ed estremamente attuale nel nostro Paese. L'Istituto di Studi Superiori Giuseppe Toniolo con il sostegno di Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo ha stilato il Rapporto Giovani 2016 fotografando le aspettative, le speranze e le delusioni delle nuove generazioni italiane. L'obiettivo? Evitare ulteriori emigrazioni intellettuali con la speranza di far diventare i giovani una risorsa fondamentale per la rinascita dell'Italia.

Il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, ha affrontato questo tema moderando l'incontro promosso per la presentazione della ricerca all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con gli interventi di Alessandro Rosina, Luigi Bobba, Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti, alla presenza del rettore dell'Università Franco Anelli, dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori e della coordinatrice del Rapporto per il Toniolo Paola Bignardi.

Alcuni dati presenti nel Rapporto Giovani 2016 mostrano l'Italia come uno dei paesi che finora è meno riuscito a costruire basi solide per un futuro da protagonisti dei giovani italiani. Le statistiche inquadrano meglio questo fenomeno. L'83,4% delle nuove generazioni sono infatti disponibili a trasferirsi all'estero per opportunità professionali. Dopo la Grecia il nostro Paese ha la percentuale più alta di giovani che non lavorano. Per monsignor Giuliodori occorre guardare ai giovani da un punto di vista complessivo. L'Università deve avere a cuore il destino delle future generazioni.

Luciano Fontana ha ribadito come il fare, la felicità e il futuro sono le tre F da rimettere insieme e sulle quali puntare nei prossimi anni. «Il lavoro è la chiave di tutto. Consente di creare una famiglia, di avere un'indipendenza sia economica che sociale» ha affermato. Per il direttore del Corriere della Sera è sbagliato parlare di generazione perduta. «Abbiamo dei giovani preparati e flessibili, bisogna invertire la rotta altrimenti si rischia di perdere il Paese».

Alessandro Rosina, professore di Demografia e Statistica sociale all'Università Cattolica del Sacro Cuore e curatore del Rapporto, ha ricordato l'importanza dell'impatto delle politiche di territorio per migliorare la situazione dei giovani. Alcuni dati evidenziano meglio questo rapporto: tra i 25-29 anni più del 75% dei giovani italiani vive ancora con i propri genitori e non è indipendente da un punto di vista economico. In più il 44% delle nuove generazioni è insoddisfatto verso il guadagno del proprio lavoro.

Uno spunto interessante nella conversazione l’ha offerto poi Luigi Bobba, sottosegretario di Stato presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. «Serve una conversione culturale, occorre inquadrare i giovani come risorsa». Il politico ha poi continuato affermando come la legislazione abbia favorito l’afflusso di giovani nel mercato del lavoro con il Jobs Act. «Il lavoro c’è, mancano però le competenze» ha poi dichiarato.

Studio e lavoro senza confini è uno dei temi essenziali per il futuro del nostro Paese. Anche il rettore dell’Università, Franco Anelli, in apertura ha spiegato il suo punto di vista. «Il nostro Paese investe in risorse formative. Il rischio di perdere i giovani rappresenta una perdita di capacità umane. Occorre cercare un opportunismo pianificato».

Dal rapporto dell’Istituto Toniolo trapela poi un messaggio importante. Negli ultimi anni è cresciuta la voglia dei giovani italiani di uscire dalla condizione difensiva, di non subire ulteriormente solo i cambiamenti ma cogliere anche le opportunità. «Serve una scuola che incoraggi a essere protagonisti, non solo nel mercato del lavoro, ma ancora prima nella vita» dicono gli autori della ricerca. Potrebbe partire da qui, proprio nella formazione, la prossima sfida cruciale per la rinascita economica e sociale dei giovani in Italia.