“A tutti gli storti, tutti gli sbagliati, tutti gli emarginati”: un italiano è il miglior attore quest’anno. Lo dice l’Orso d’oro a Berlino ed Elio Germano lo dice dedicandolo agli ultimi. Per un attimo il pensiero si distoglie, da un artista agli emarginati del mondo: quelli ai quali avremmo pensato di più anche questa settimana. Che cosa avremmo letto in prima pagina se non ci fosse Coronavirus?

Sabato 29. NATO calls: migliaia di profughi, molti bambini, stanno scappando dalla Syria attraverso i confini aperti dalla Turchia. Il mondo è ancora diviso in due: l’epidemia della guerra non conosce contenimento. Più lontano nel mondo l’altra faccia delle malattie: quelle rare. Nella Giornata Mondiale dedicata, un giorno raro quest’anno, si ricorda la Ricerca e si sostengono i pazienti, rari non pochi. Mentre oltre oceano addirittura New York Times lo ammette: forse Bernie Sanders può essere lo sfidante. Ma si sa: nella vita tutto può accadere, in Politica ancor di più.

Domenica 1. È Domenica, e nelle diocesi ambrosiane da oggi è anche Quaresima. Non si può celebrare in comunità, ma le chiese non sono chiuse: sono aperte alla preghiera. È Domenica e si lavora, e ci si distrae un po’ con la Musica: la vita, prudente e accorta, non si ferma. Ci si distrae con le parole: i libri sono sempre aperti. A casa, come faceva Emily. O festeggiando una cupola.

Lunedì 2. È strage umanitaria: mentre gli eserciti combattono e i governi progettano, migliaia di profughi sono in fuga, spinti verso l’Europa, in pericolo di vita. Dall’altra parte dell’Oceano, ‘mayor Pete” si ritira: a un passo dal SuperTuesday, mentre Sanders immagina di ripetersi, il candidato più giovane presidenziale è libero. Di appoggiare un altro candidato: sarà quello socialista o un ex vicepresidente? Domani lo sapremo: tutto accade prima in Texas.

Martedì 3. Borse in rialzo sulla scia di Wall Street, e soprattutto di quelle asiatiche. Nella scorsa settimana tutti i listini hanno sofferto, i risparmiatori hanno paura e il termometro economico misura la temperatura reale. Ma reagisce la banca centrale oltreoceano: lo sprint è durato poco, occorrono misure straordinarie. Anche i sondaggi sono un termometro, e la politica sta attenta, sempre: la campagna è permanente, le antenne non si abbassano mai. Intanto, il giornalismo ha già cambiato forma. Nei giorni più social degli ultimi decenni, sta cambiando davvero tutto.

Mercoledì 4. Goodbye, Super Tuesday: il vicepresidente di Barack Obama rinasce e torna in gara. In Texas è accaduto, non in California, ma Bernie è doppiato, ‘mayor Mike’ si è arreso, mentre Elizabeth ci pensa. Dall’altra parte del mondo una strage umanitaria: mentre Erdogan chiede armi agli Stati Uniti, la Grecia sospende le domande di asilo e la guardia costiera apre il fuoco sui barconi, un milione di persone, bambini per più della metà, fugge da case e territori. Da quasi nove anni di guerra.

Giovedì 5. Aveva 100 anni, si era dedicato al mondo e ora faceva lo scrittore: Perez de Cuellar da oggi non c’è più, l’uomo della pace fra Iran e Iraq che aveva scelto la diplomazia. E nel pressing diplomatico, insieme a quello sociale, spera anche Patrick Zaki, da un mese in carcere: sabato la sentenza decisiva. Intanto, l’Italia si mobilita.

Venerdì 6. Ma Coronavirus c’è. E ci sta cambiando la vita. Serve una nuova narrazione, ora, per la prima epidemia nell’era dei Social: chissà se cambierà anche il nostro modo di raccontare. Forse è già cambiato. E questa è la nostra storia.