Prosegue il ruolo di diplomazia culturale dell’Università Cattolica. Sulla scia dell’evento che ha fatto incontrare in largo Gemelli il Segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin e due vescovi cinesi, un’altra iniziativa per saldare i rapporti con la Cina, come sottolinea il rettore Franco Anelli. «Questi incontri rappresentano opportunità per imparare cose nuove e contribuire attivamente, come Università Cattolica, all’opera di studio e di riflessione su eventi legati agli obiettivi della Chiesa: facciamo nostro il mestiere di osservatori attenti ai fenomeni che stanno accadendo, liberi da schematismi di approccio». 

Ad apprezzare l’interesse che la chiesa e l’Università Cattolica dedicano al tema della Cina l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini: «Più sento parlare di Cina più avverto i limiti della nostra conoscenza» afferma. L’arcivescovo richiama il recente accordo tra Vaticano e governo cinese sulle procedure delle nomine episcopali, chiedendosi anche quali preghiere la chiesa innalza al Signore per la vita di questo continente: «Il cristiano ha sempre da chiedere che il Vangelo giunga a tutti per dare motivi di speranza. Ritengo possibile un cristianesimo cinese con una sua spiritualità».

«Papa Francesco parlando ai Gesuiti ha consegnato la figura del mappamondo di Matteo Ricci che evoca terre, culture e civiltà sotto lo stesso cielo» spiega padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica”. In tal senso l’armonia verso la pace deve animare l’azione dei cristiani. 

Secondo il direttore di Civiltà Cattolica, che spiega come «gli attacchi a papa Francesco non sono attacchi a Francesco ma alla Chiesa per spaccarla», sono almeno tre le sfide che abbiamo davanti. La prima è quella della politica: «La Cina e la Santa Sede non stanno a discutere sulla teoria dei rispettivi sistemi, stanno cercando soluzioni pratiche sulla vita di persone concrete che desiderano praticare serenamente la loro fede e contribuire in modo positivo al proprio Paese».

La seconda sfida è quella della fiducia, «con il necessario sforzo di riconciliazione ecclesiale che punti sugli sforzi per ciò che unisce, piuttosto che su ciò che divide». Infine, la sinizzazione, «la più grande sfida del cattolicesimo dopo la sua ellenizzazione, che vuol dire accettare oggi la sfida di un ripensamento del cristianesimo con categorie culturali e filosofiche cinesi. Si può ripensare radicalmente il cristianesimo in chiave cinese? Può la fede cristiana diventare una forza in tutta la Cina?» Per padre Spadaro, si tratta di una vera e propria «sfida teologica», che potrà essere in futuro «una grande risorsa anche per la Chiesa universale».

Concetti riaffermati anche dal professor Agostino Giovagnoli che, nell’indicare le modalità di un cammino condiviso, riporta le parole di papa Francesco in una intervista del 2016: “Il timore, la paura, non è mai un buon consigliere […] Il mondo occidentale, il mondo orientale e la Cina hanno tutti la capacità di mantenere l’equilibrio della pace e la forza per farlo. Dobbiamo trovare il modo, sempre attraverso il dialogo; non c’è altra via. L’incontro si ottiene attraverso il dialogo. Il vero equilibrio della pace si realizza attraverso il dialogo. Dialogo non significa che si finisce con un compromesso, mezza torta a te e l’altra mezza a me. È quello che è accaduto a Yalta e abbiamo visto i risultati. No, dialogo significa: bene, siamo arrivati a questo punto, posso essere o non essere d’accordo, ma camminiamo insieme; è questo che significa costruire”.