di Francesco Rozza *

Il mio viaggio di andata e ritorno dalle aule della sede di Cremona dell’Università Cattolica di Cremona alla classe di MasterChef è nato durante un soggiorno a Praga nel febbraio 2017. Ero andato a trovare la mia fidanzata per il mio compleanno. Il 10 febbraio - ricordo benissimo quel giorno - guardavo le repliche del talent show di Sky, quando mi sono chiesto: “Perché non provare?”.

Cercando su internet e informandomi sui casting, ho compilato il questionario e l’ho inviato. Pensavo: non prenderanno mai in considerazione la mia domanda. Eppure eccomi qui a raccontare la mia esperienza.

I motivi che mi hanno spinto a iscrivermi, però, non era la voglia di “popolarità” o di apparire in tv, quanto dimostrare ai miei genitori che il mio futuro lo vedo in cucina, forte anche delle competenze acquisite nel corso di Scienze e tecnologie alimentari della sede di Cremona.

Masterchef è stato un banco di prova necessario per superare il “vecchio” Francesco, per rendermi più forte, sicuro, aperto, non introverso e impaurito. Il percorso è stato duro: da un lato, mi sentivo preparato anche grazie ai corsi frequentati nella mia facoltà; dall’altro, ero impaurito poiché prima di allora non avevo mai cucinato per altre persone se non il mio coinquilino o la mia famiglia.

Il mio futuro lo vedo tra fuochi, padelle, roner, rotavapor, cibo e molto altro. Sono consapevole di essere ancora uno studente. Tuttavia questa duplice veste - di chef e di studente - è molto formativa sia perché riesco a dare un valore al tempo, alle azioni quotidiane e ai sacrifici dei miei genitori, sia per il mio bagaglio culturale e professionale.

Grazie ai corsi della sede di Cremona dell’Università Cattolica riesco ad avere un quadro a 360° degli alimenti. Per questo ho deciso di continuare gli studi con la magistrale. Mi piacerebbe essere uno chef/tecnologo, una figura professionale che non esiste ancora, e rendere concreto un concetto di cucina che segretamente porto avanti. E chissà un giorno mi capiterà di scrivere un nuovo capitolo della cucina moderna, creando un connubio tra cucina e scienza, tra cibo, nutrizione e tecnologie alimentari.

La passione per la scienza, legata all’alimentazione e al cibo, è nata qualche anno fa, quando ho deciso di accostarmi al lavoro di mio padre, che consiste nell’analizzare prodotti alimentari, in particolare lattiero-caseari.

Tendo sempre a distinguere la passione per la cucina da quella per il cucinare: la prima è un qualcosa che ho avuto fin da bambino quando guardavo mia nonna e l’aiutavo nella preparazione di ravioli. La passione per il cucinare, invece, risale ad anni più recenti, quando ho deciso di intraprendere una dieta che mi ha portato a perdere 50 chili.

Una dieta iperproteica, che sconsiglio vivamente e che si è rivelata molto pericolosa. Infatti mi obbligava a mangiare solo e soltanto proteine, petto di pollo alla piastra senza olio né sale, sia a colazione che a pranzo o cena. Allora mi son chiesto se esistesse un modo per mangiare sano e così mi sono avvicinato al mondo della cucina. Un mondo che non ho più lasciato, anzi di cui mi sono follemente innamorato, studiando da autodidatta tutta la cucina dal 1800 a oggi.

Dopo la mia esperienza a Masterchef mi piacerebbe dare un consiglio ai miei coetanei, studenti fuorisede e non, che quotidianamente devono prepararsi da mangiare: cucinate sempre con la curiosità di un bambino, non giudicate mai un alimento solo per sentito dire, sperimentate, provate ciò che vi passa per la testa, magari stuzzicate la vostra fantasia creando un piatto con quello che avanza in frigorifero. Perché come mi disse una volta lo chef Canavacciuolo: “La cucina è amore, passione”.

* studente del corso di laurea in Scienze e tecnologie alimentari, facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, sede di Cremona