di Ilaria Scandroglio *
«Camilla, ti devo dire una cosa importante, ascoltami bene, la prossima settimana non ci vedremo più, torno in Italia».
«Ma come ? E adesso chi mi insegna le tabelline e chi mi aiuta nei compiti di grammatica?». I miei occhi già cominciavano a riempirsi di lacrime.
«Camilla, stai tranquilla: ci sono tante brave maestre che ti daranno una mano». Dopo aver salutato la bimba ed essermi incamminata verso l'uscita, ecco la sua flebile vocina che mi chiama.
«Aspetta, aspetta - dice cercando nello zainetto dopo essermi corsa incontro - questo è un piccolo regalo per te: cosi ti ricorderai di me».
Un mese prima, appena scesa dall'aereo a La Paz, nemmeno mi sarei sognata un addio così commovente: chi l'avrebbe mai detto che mi sarei messa a piangere come una fontana per un gesto così semplice come una pera regalata con un sorriso da un orecchio all'altro?
Questo gesto, credo sia un esempio palese della genuinità e purezza dei bambini e delle persone che abitano una terra meravigliosa come la Bolivia. Queste caratteristiche non le ho trovate solo in Camilla: qui la semplicità la trovi per strada, la puoi percepire nei discorsi, in un saluto di uno sconosciuto, in uno sguardo di un senza tetto.
Il centro di riabilitazione Mario Parma, dove abbiamo avuto la fortuna di lavorare, è ben strutturato e vi lavorano molti professionisti del settore sanitario ed educativo come fisioterapisti, psicologi, psicoterapeuti.
La mia mansione era quella di affiancare la psicopedagogista Gabriela nelle attività durante lo studio e nell’aiuto dei compiti. Inoltre ho avuto la possibilità di lavorare con Melisa che si occupava di terapia occupazionale.
Dopo una settimana di osservazione ho avuto la possibilità di mettermi in gioco e di sperimentarmi in prima persona. Ammetto che non è stato facile entrare a contatto con i bimbi perché ognuno di loro aveva una diversa storia, una diversa problematica e bisognava approcciarsi a loro in modo individualizzato.
Mi ritengo molto fortunata in primo luogo perché ho avuto il privilegio di lavorare con delle professioniste del settore, la cui disponibilità mi ha dato modo di crescere a livello umano e professionale.
In secondo luogo perché di settimana in settimana sono riuscita a verificare i progressi dei bambini. Grazie a questa esperienza ho imparato ad apprezzare le piccole cose che noi oggi diamo per scontate. Non ricordavo più come sia bello insegnare a un bambino a vestirsi o a lavarsi i denti attraverso il gioco.
Un’esperienza da fare perché rende capaci di vedere il bello anche quando è difficile trovarlo e aiuta a capire molto di noi stessi e di che cosa vogliamo dal futuro. Oltre a far conoscere una cultura differente e un Paese ricco di sapori e odori nuovi e differenti dai nostri.
* 21 anni, Cassano Magnago (Va), terzo anno del corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione, facoltà di Scienze della formazione, campus di Milano