di Alice Garzonio *

Scoprire la realtà con i propri occhi ha tutto un altro sapore. Per questo, prima di partire per il mio Charity Work Program a La Paz, mi ero promessa di attingere il minor numero di informazioni possibili, sia sulle attività che avrei svolto, che sulla città, per darmi la possibilità di poter assaporare il piacere dell’ignoto una volta arrivata a destinazione.

Fin dal primo giorno al Centro di Riabilitazione Neurologica Infantile della Fondazione Mario Parma ho avuto il piacere di seguire ed affiancare le due psicologhe che vi lavorano, Andrea e Isabella, con cui non solo ho instaurato un bellissimo rapporto di amicizia, ma anche di collaborazione e aiuto reciproco.

Dopo un periodo di osservazione mi hanno dato la possibilità di mettermi alla prova e poter sperimentare ciò che fino ad allora avevo solo studiato sui manuali, sostenendomi nei momenti difficoltà. Grazie a loro ho appreso il valore della versatilità e della creatività necessaria per l’approccio con ogni singolo bambino e soprattutto l’importanza di trasparenza e diplomazia per l’instaurazione un dialogo proficuo con i genitori. Ho capito quanto un gesto o una parola di conforto possano fare la differenza e soprattutto quanta fiducia è riposta nel nostro lavoro.

Grazie a questa esperienza ho avuto la possibilità di potermi rapportare con la mia futura realtà lavorativa, stando a contatto con le difficoltà e le problematiche di ogni singolo bambino che mi hanno fatto capire quanta strada dovrò ancora percorrere per poter diventare la professionista competente e preparata che desidero essere. Ho capito quanto è fondamentale considerare la realtà e il contesto di ogni piccolo paziente e quanto spesso ascoltare le loro storie sia coinvolgente ma allo stesso tempo doloroso. Alcuni di loro, infatti, erano portatori di storie di maltrattamento o di situazioni difficili sia in ambito scolastico che familiare e proprio dal loro dolore e dalla loro richiesta di aiuto scaturiva il desiderio e la volontà di dare il meglio di sé, mettendo in campo tutte le conoscenze e le strategie acquisite negli anni di studio. Ogni bambino portava un mondo con cui bisognava sintonizzarsi.

Al ritorno è stato difficile fare i conti con la realtà perché la mancanza del centro, dello staff che vi lavora e soprattutto dei bambini non ha tardato a farsi sentire. È stato gratificante sapere che una volta partita i bambini continuassero a chiedere di me, perché contemporaneamente io mi immaginavo là, con loro. Quest’esperienza mi ha dato la conferma che non potrei fare altro lavoro nella vita e perciò farò tutto il possibile per poter raggiungere questo obiettivo.

* 24 anni, di Milano, secondo anno della laurea magistrale in Psicologia dello sviluppo e dei processi di tutela, facoltà di Psicologia, campus di Milano