Le loro voci sono familiari tanto quanto le gesta dei campioni che raccontano lo sport in Tv. Pierluigi Pardo, Francesco Pancani, Antonio Raimondi, Massimiliano Ambesi ed Elena Pero sono solo alcuni dei volti più conosciuti della telecronaca sportiva, che accompagnano gli appassionati nello spettacolo del calcio, nel fascino del ciclismo o nell’agonismo del rugby. 

Sono stati protagonisti dell’evento Diamo voce allo sport, promosso da Cattolicaper lo sport lo scorso 9 aprile in aula magna, stimolati dalle domande del docente di giornalismo radiofonico e televisivo Giorgio Simonelli

Tre i temi messi sotto la lente, l’effettiva utilità di un narratore che accompagna la visione dello sport, il rapporto tra valorizzazione del prodotto e sincerità verso i telespettatori e, infine, la figura complementare della seconda voce.

Per Antonio Raimondi, di Discovery-Eurosport, icona giornalistica della palla ovale, «l’importante è sempre ricordarsi che i protagonisti devono essere gli atleti, coloro che lottano in campo e non i telecronisti». 

Un bagno di umiltà condiviso da tutti i telecronisti al tavolo. Oltre a ricordare che il compito del giornalista consiste nel dare informazioni che a casa non si possono avere facilmente, la voce Rai del ciclismo Francesco Pancani ha invece offerto una versione interessante del rapporto tra prodotto e telespettatori: «Oggi è impensabile mentire, quindi non si può decantare come entusiasmante un evento noioso. Nel mio caso è però fondamentale la conoscenza del paesaggio, che in tempi così dilatati offre vaste possibilità di narrazione in momenti statici delle corse». 

Una preparazione che traspare anche dalle parole di Massimiliano Ambesi, che in occasione delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang si è confermato un’eccellente guida per gli sport invernali targati Eurosport: «Spesso è complicato trovare un equilibrio tra gli inevitabili tecnicismi e le immagini, ma il gioco si bilancia tra passione e onestà intellettuale. Nei cosiddetti “momenti morti” si può ricorrere agli aneddoti oppure segnalare dettagli che raramente sfuggono al regista».

Le seconde voci sono invece state sperimentate per la prima volta nel tennis, per il quale Elena Pero realizza le telecronache su Sky Sport: «Se non si è sul campo è importante aver già vissuto direttamente l’evento che si racconta almeno una volta. Da questo punto di vista il contributo di un ex atleta è fondamentale. Se è giovane, può fornire visioni e aneddoti di quelli che solo qualche anno prima sono stati suoi avversari».

Per concludere, l’inevitabile domanda sui tormentoni caratteristici dei telecronisti. Più che emblematica in questo caso la risposta di Pierluigi Pardo (in alto la sua videointervista su mondiali e uso del Var), per Mediaset Premium una delle voci più conosciute del calcio: «Ritengo che siano utili per crearsi uno stile proprio, sempre senza sovrapporsi agli atleti che sono i veri protagonisti. Detto ciò, non bisogna però cadere nella tentazione di diventarne schiavi».