di Marika Lerna *
La Palestina, terra affascinante, a tratti arida e montuosa, a tratti fertile e verde, ci ha accolti subito con un’intensità che ci ha stupiti e ci ha rincuorati. L’accoglienza è forse una delle caratteristiche che più mi rimarrà impressa del popolo che abita queste terre: dal venditore nel suo negozio al bambino per strada, dalla donna seduta davanti la propria abitazione ai ragazzini con le biciclette, tutti sono stati più che disponibili ad aiutarci e a raccontarci le loro storie.
I ventuno giorni sono trascorsi rapidissimi in Palestina, ricchi di volti nuovi, di parole in arabo imparate in fretta, di voci, di paesaggi desertici e città caotiche, ma soprattutto ricchi di nuovi punti di vista, di testimonianze e racconti sulla tematica del conflitto arabo-israeliano. Questo, più di ogni altro, è il fulcro sul quale si è concentrata la mia attenzione nel corso della permanenza alla Baby Jesus Guest House: il Charity mi ha dato la possibilità di vedere con i miei occhi le conseguenze e le ripercussioni che questo conflitto, che va avanti ormai da decenni, ha avuto e continua ad avere sulla popolazione palestinese, soprattutto nelle fasce più fragili di questa, come bambini e anziani.
La nostra attività di volontariato prevedeva servizio in varie strutture dislocate a Betlemme, come Effetà, l’Hogar Niño Dios, l’Elderly House, la Società Antoniana, l’Asilo delle suore Francescane nel Campo profughi di Aida. Ognuno di questi luoghi ci ha permesso di entrare in contatto con bambini e anziani e soprattutto con le loro differenti storie. Un’esperienza unica che porterò nel cuore.
* 23 anni, di San Vito dei Normanni (Br), laureata triennale in Lettere Moderne, profilo artistico-teatrale, facoltà di Lettere e filosofia, campus di Milano