di Giacomo Allocco *

Il tedesco apre le porte non solo per entrare in azienda ma anche a teatro. Gli studenti della magistrale in Scienze Linguistiche e quelli del master Deutsch für die internationale Wirtschaftskommunikation dell’Università Cattolica hanno avuto l’opportunità di collaborare con il Piccolo Teatro di Milano alla rappresentazione del Riccardo III di Shakespeare con la regia di Thomas Ostermeier, eseguita in lingua tedesca dalla Schaubühne di Berlino al Piccolo Teatro Strehler (25-27 maggio).

Così Ginevra Agolino, Giacomo Allocco, Chiara Catizone, Carolina Consonni, Claudia Della Vedova, Veronica Forest, Cecilia Frangiamore, Alice Noris, Benedetta Piazza, Chiara Rimo, Josephine Rocca, Federica Segalini, Greta Sironi, Sergio Vismara e Francesca Cristina Zoccali con la supervisione della professoressa Federica Missaglia, ordinario di Lingua tedesca, e il coordinamento di Lisa Walter, collaboratrice della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, hanno curato la stesura dei sovratitoli in lingua italiana, proiettati in diretta durante le rappresentazioni.

Si è trattato della prima esperienza di collaborazione tra il Piccolo Teatro, che quest’anno festeggia il suo settantesimo anniversario, e la cattedra di Lingua tedesca dell’Università Cattolica. Insieme ad altri compagni di corso e agli studenti del master, alcuni traduttori hanno prestato assistenza linguistica agli attori e ai tecnici della compagnia di Berlino sia durante la fase di preparazione dello spettacolo sia durante la sua messa in scena.

Tutto è cominciato alcuni mesi fa, con una serie di riunioni in cui si è suddivisa la traduzione del copione originale tedesco fornito dalla compagnia teatrale, fra nove team di lavoro. Si è poi rivisto e integrato l’operato dei singoli gruppi, lavorando collettivamente sui punti più critici della traduzione. Un progetto molto stimolante anche per le notevoli difficoltà date dalla lingua shakespeariana, già tradotta in tedesco, per le tempistiche ridotte e la specificità tecnica del lavoro. I singoli versi, infatti, dovevano rientrare entro determinati parametri per poter essere proiettati, senza perdere il significato originario.

Il risultato finale è stato positivo, in termini di prodotto e di esperienza. Ognuno ha contribuito con idee e interpretazioni personali, il che ha reso il progetto istruttivo per tutti. Molti traduttori si sono trovati ad affrontare e a risolvere con successo problemi ben al di sopra del livello linguistico con cui ci si confronta quotidianamente. Vedere, poi, come le parole suggerite, rielaborate, cambiate e scelte dagli studenti siano state lette con attenzione da un pubblico esterno è stato motivo di grande orgoglio:

Insomma, un esempio concreto di come esperienze di questo tipo, se affrontate con serietà e impegno, possono ampliare e approfondire la capacità di analisi critica dello studente, fondamentale per il trasferimento delle conoscenze accademiche in ambiente lavorativo.

* Studente della magistrale in Scienze linguistiche della facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere