di Chiara Panceri *

Quando avevo sedici anni ho fatto un’esperienza di scambio culturale a Perth, in Western Australia. Saranno state l’età, le aspettative molto alte e una buona dose di sfortuna, ma pur essendo stato uno dei momenti più formativi in tutta la mia vita, di certo non sono stati cinque mesi facili né troppo felici. Ad Aprile 2018 quindi ho preso una decisione: provare in ogni modo a tornare in Australia. Mi sono iscritta al programma Exchange e al programma Isep selezionando tutte le mete che mi potessero portare al mio obiettivo. Volevo cambiare il mio rapporto con quel Paese down under – così gli Australiani si riferiscono alla loro terra – facendo un’esperienza simile ma diversa. Ora, al rientro da quattro mesi meravigliosi trascorsi a Melbourne, posso dire di esserci riuscita.

Sono partita a febbraio 2019 con il programma Exchange per diventare studentessa della Deakin University. Le prime due settimane di permanenza sono state programmate in modo tale da ambientarsi nel nuovo contesto e conoscere gli altri studenti internazionali. Così ho conosciuto subito le persone che hanno reso incredibile la mia esperienza. Con loro ho esplorato Melbourne e l’Australia, ho vissuto appieno le offerte dell’università – dalla biblioteca aperta 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 dove ci si vedeva per studiare, alla palestra in campus, alle iniziative organizzate per socializzare con altre persone – e, soprattutto, con loro ho creato dei legami profondissimi.

In questi quattro mesi ho frequentato quattro corsi estremamente interessanti e molto pertinenti al mio corso di studi (management dell’arte). Ho potuto sperimentare diversi metodi d’insegnamento: dal più classico con lettura di articoli accademici e capitoli di libri, all’insegnamento online interattivo, fino a un progetto di gruppo su Minecraft, un videogioco. Affianco all’apprendimento di nuove conoscenze, ho quindi potuto collaborare con altre persone abituate a un modello accademico ben diverso da quello italiano. I due progetti di gruppo che ho seguito infatti mi hanno permesso di lavorare sia con australiani che con altri studenti internazionali, insegnandomi come superare le barriere linguistiche e culturali nel momento in cui si ha un obiettivo comune.

Ho vissuto in una residenza universitaria in campus, così da poter vivere una situazione che mai mi si era presentata prima: nell’appartamento che condividevo vi erano ragazzi e ragazze da tutto il mondo: India, Cina, Giappone, e Australia. Il confronto con culture diverse che con sé portano abitudini diverse è stato arricchente e sfidante allo stesso tempo.

Melbourne è conosciuta come la capitale culturale dell’Australia. Infatti, vi sono costantemente festival, eventi, mostre d’arte e una scena musicale vivissima. Nel centro città infatti vi sono sempre musicisti che cantano e suonano con il permesso del municipio, il quale tiene delle vere e proprie audizioni per dare il permesso di esibirsi solo a coloro che ritengono veramente talentuosi. La città stessa punta moltissimo sulla promozione di sé in chiave culturale. Ho trovato estremamente interessante l’idea di creare una serie di percorsi tematici e riprodurli su delle mappe distribuite negli Info Point turistici ma scaricabili anche online. Per esempio, vi è la mappa legata alla street art, quella legata ai luoghi della letteratura (Melbourne è una delle Unesco Cities of Literature), quella legata agli edifici più eleganti e quella focalizzata sui luoghi della cultura aborigena. Data la mia passione per l’arte e la cultura, Melbourne è stata per me di grande ispirazione (e divertimento).

Sono felice di aver scelto e di avere avuto l’opportunità di trascorrere il mio ultimo semestre di carriera universitaria in questo modo. Il bagaglio culturale, di amicizie e di posti magnifici che ho visto e vissuto non sarebbe potuto essere creato in nessun altro modo.

* 24 anni, di Milano, studentessa del corso di laurea in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo, indirizzo Methods and topics in arts management, interfacoltà Lettere-Economia, campus di Milano