«Aiutiamo il non profit ad aiutare. Senza sostegni economici è a rischio collasso». È l’appello di Marco Grumo, docente di Economia aziendale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che da anni si occupa di analizzare il mondo della solidarietà. «Il terzo settore sta avendo un ruolo centrale in questa situazione di emergenza: il Covid-19 chiama in causa il mondo del non profit, e lo stiamo vedendo. Ci sono tantissimi volontari che stanno lavorando per allievare e dare una mano a tutta la popolazione in tutti i territori. Proprio nei momenti emergenziali si vede che il terzo settore è una risorsa per il Paese in grado di mettere in moto una grande solidarietà e un grande aiuto», spiega il professor Grumo.

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Un “esercito” del bene e della sussidiarietà che in Italia, secondo i dati ufficiali dell’ultimo censimento Istat (relativo al 2017, il prossimo sarà nel 2021), è costituito da 350.452 organizzazioni non profit (associazioni, fondazioni, cooperative sociali, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, istituti religiosi); 844.775 dipendenti (2/3 sono donne e circa il 50% hanno tra i 30 e i 49 anni e circa 270.000 laureati); 5,5 milioni di volontari. Di questi solo 1 milione sono in Lombardia – tra le zone più colpite dal Coronavirus - e circa 250.000 a Milano. Del resto la Lombardia si conferma la capitale del “terzo settore” con 56.447 organizzazioni non profit, 56 organizzazioni benefiche ogni 10.000 abitanti, 35.799 organizzazioni non profit operanti in ambito culturale, sport e ricreazione (con 17.542 dipendenti), 2.847 organizzazioni di istruzione e ricerca (con 33.994 dipendenti), 2.441 organizzazioni non profit che si occupano di sanità (con 50.610 dipendenti), 5.320 organizzazioni di assistenza sociale e protezione civile (con 65.693 dipendenti), 873 organizzazioni per la tutela dell’ambiente, 738 organizzazioni filantropiche, 1.103 organizzazioni di cooperazione e di solidarietà internazionale, 2.439 organizzazioni religiose, 2.770 organizzazioni sindacali e di rappresentanza, 936  organizzazioni produttive e di coesione sociale, 1.014 organizzazioni per la tutela dei diritti.

Ma il terzo settore, come buona parte del tessuto economico del Paese, sta soffrendo. Come osserva Marco Grumo, che da anni si occupa di non profit: «In questa situazione con scuole e imprese chiuse, i blocchi delle attività sanitarie e di quelle assistenziali, ci sono migliaia di cooperative con migliaia di posti di lavoro a rischio. Di fatto il 40% del terzo settore è già fermo con lavoratori che sono e che saranno sempre più in cassa integrazione». Quindi, «non solo c’è un problema di sicurezza del lavoro ma anche di tenuta economica delle imprese che operano nell’ambito della cooperazione».

Anche il non profit va finanziato e sostenuto perché il Coronavirus toccherà le persone più povere e fragili. «Sono necessari finanziamenti alla cooperazione e alle organizzazioni di volontariato affinché aiutino la gente, perché il peggio deve ancora venire. La gente è in casa e per questo c’è bisogno di un esercito di volontari che le assista». Per questo, continua il professor Grumo, «il governo deve pensare di dare aiuti economici anche a questo settore importantissimo».

Ma per sostenere il terzo settore un ruolo importante può giocarlo anche la filantropia. « Il Coronavirus toccherà soprattutto le persone più povere quindi è necessario che si risvegli una sorta di mecenatismo privato delle persone e delle imprese. A tale riguardo esistono anche delle agevolazioni fiscali importanti sia per le imprese che per le persone fisiche che effettuano donazioni liberali sia in natura, cioè attraverso beni, merci, farmaci, derrate alimentari, sia in denaro, con deduzioni per le imprese fino al 10 per cento del reddito imponibile e per le persone fisiche con sconti dall’Irpef pari al 30% della donazione fino a 30.000 euro (il 35% per le donazioni alle organizzazioni di volontariato) o in alternativa deduzioni fiscali fino al 10% del reddito complessivo della persona. Le donazioni fiscalmente agevolate valgono per tutti, per i lavoratori dipendenti, i professionisti, i collaboratori, gli imprenditori individuali e le società di persone e di capitali. Un motivo in più per sostenere il terzo settore e quindi il Paese».