Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo su Cattolica News brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno accompagnati da un’immagine scelta in rete.
Vangelo di Giovanni (Gv 20,1.11-18)
Ascolta "Quando il Maestro ci chiama per nome" su Spreaker.
Maria di Magdala in un primo momento vede Gesù, ma non lo riconosce; il riconoscimento avviene soltanto quando egli la chiama per nome.
Il primo punto si chiarisce meditando quanto Kierkegaard scrive nell’Esercizio del Cristianesimo, là dove ci ammonisce che l’autentica spiritualità è la negazione dell’immediatezza, perché in realtà noi non possiamo mai dispensarci dalla fatica di interiorizzare ciò che vediamo, dallo sforzo di farlo nostro esercitando la nostra libertà e responsabilità per valutarlo e per prendere posizione di fronte ad esso: la conoscibilità diretta, infatti, è proprio la caratteristica degli idoli e il riconoscimento diretto della divinità non è altro che paganesimo.
Dunque a Maria non può bastare di “vedere” Cristo per riconoscerlo: le occorre mettere in gioco, rischiosamente, la propria libertà. Ma per una libertà “ferita” come la nostra il rischio, e lo sforzo, sarebbero troppo grandi se l’Oggetto della nostra decisione non si piegasse Lui verso di noi, non prendesse Lui l’iniziativa che spetterebbe a noi e non facesse della nostra libertà qualcosa di più umile, ma anche di meno gravoso: il cor-rispondere all’appello di Qualcuno che, conoscendoci più di quanto ci conosciamo noi stessi, meglio di chiunque altro può chiamarci per nome.
Dario Sacchi, docente di Filosofia Teoretica, Facoltà di Lettere e Filosofia